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Smartwatch mania: intervista a Stefano Ratto

Stefano Ratto con il suo smartwatch

Oggi siamo lieti di ospitare sul nostro blog Stefano Ratto, appassionato super pro del mondo smartwatch nonché creatore di thelongrun.it, primo blog in Italia (attivo dal 2008) dedicato a questa realtà tecnologica emergente.

Prima le presentazioni: chi sei, come mai ti sei appassionato a questo tema e come hai progettato il tuo portale sul web?

In realtà è nato tutto molto per caso. Naturalmente sono incline a certe tematiche e da sempre (almeno da quando ne ho memoria) sono appassionato di dispositivi elettronici, ma questa passione ha avuto poi modo di concretizzarsi e di prendere forma sulle pagine del blog che (come si evince dal dominio che porta) era nato con un altro intento.

The Long Run, nella mia prima e iniziale intenzione, avrebbe dovuto rappresentare sul web i temi della tecnologia, in senso molto ampio, legata al percorso dell’uomo, anche in chiave sociale.

Appunto La lunga corsa, virtualmente infinita e appunto un po’ affannosa, del nostro genere verso traguardi sempre spostati un po’ più in là. Insomma, una chiave di lettura leggermente impegnativa 🙂

Dopo tanti e tanti tentativi in altri ambiti (blog aperti la mattina e abbandonati la sera) TheLongRun aveva un motivo in più per rimanere in vita, ovvero le lunghe notti sveglio alle quali mi costringeva il mio primogenito, che nei primi mesi (molti mesi) ha avuto un sonno un po’… turbolento.

Nelle poche mezz’ore in cui lui dormiva, io passavo il tempo scrivendo. Poi in realtà quasi da subito la piega presa dagli articoli è stata diversa, avevo cominciato infatti a notare sul mercato cinese questi orrendi e sgraziati oggetti (all’epoca lo erano davvero) che si allacciavano al polso e permettevano di telefonare, e forse ne sono stato folgorato (nonostante l’oggettiva bruttezza). Era il 2008.

Per noi ignari: ci spieghi in breve, se è possibile, la differenza tra smartband/smartwatch e indossabili?

Il mercato ha cominciato ad esprimere una quantità di soluzioni diverse, molte delle quali difficilmente catalogabili.

Smartband e smartwatch hanno qualche punto di contatto.

Le smartband sono dedicate al fitness e alla rilevazione delle attività fisiche e solitamente, essendo prive di interfacce, rimangono confinate in quel ruolo. Non si contano però le possibili variazioni sul tema, che vanno dai materiali alla presenza o meno di display e di pulsanti fisici.

Lo smartwatch è invece per sua natura più assimilabile al classico orologio del quale, in tempi recenti, ha cominciato anche a voler assumere anche lo spirito di esclusività, grazie a una maggior ricercatezza nei materiali e a una lavorazione più sofisticata. Tanto per fare un esempio, i recenti modelli di Tag Heuer vanno proprio in questa direzione, e altri blasonati marchi seguiranno l’esempio. Il rovescio della medaglia? Il costo elevato naturalmente!

Poi si sta conformando la galassia dei cosiddetti indossabili. Oggetti forse più vicino allo spirito di IoT, dedicati alle funzioni più disparate e che davvero possono assumere le forme più diverse: occhiali, anelli, ciondoli. È un mondo in gran parte ancora tutto da scoprire.

Agli scettici o a coloro che non colgono una reale utilità legata a smartband/smartwatch di solito cosa replichi per spiegare la tua passione?

Gli smartwatch e in generale gli indossabili (se vogliamo estendere il concetto) sono gadget, accessori. Ma hanno una loro valenza che si esprime nel quotidiano, tanto da rendere dipendente chi li utilizza. Se fossero inutili non ci riuscirebbero. Andiamo con ordine, però.

Quando arriviamo in fondo a una nostra giornata, prendiamoci il tempo di analizzare gli eventi che l’hanno popolata e facciamo uno sforzo per isolare le volte che ci hanno visto impugnare lo smartphone per compiere una qualsiasi azione.

Dopo, interroghiamoci per capire quante volte si è rivelata inutile o superflua quella stessa azione. Tante volte, tantissime.

È innegabile (e sarebbe disonesto non ammetterlo) l’esistenza di tutti noi è ormai rappresentata da un’amalgama tra la vita reale e quella digitale.

Le notifiche, i coinvolgimenti sui social, i flussi di informazioni alimentano un quadro che rischia a volte di diventare complesso da amministrare, quasi frustrante.

Oggetti come gli smartwatch, se costruiti con una logica e una filosofia corrette, possono aiutarci a gestire le informazioni e a rendere meno invasiva la nostra vita digitale, che a volte tende a occupare più spazio di quanto gliene vorremmo concedere.

L’uso dello smartwatch permette anche di combattere l’ossessione di avere sempre vicino lo smartphone, con la costante paura di non sentirlo squillare o di mancare una notifica.
Personalmemte da anni ormai ho abolito le suonerie, con mia grandissima soddisfazione.

A chi volesse approfondire la conoscenza con questi indossabili, da quale/i scelta/e consiglieresti di iniziare?

Non è facile indicare un prodotto che possa andare bene per tutti, indifferentemente. Questione anche di gusti perché a differenza di un “banale” smartphone, un indossabile diventa anche un espressione del nostro apparire, e deve piacere a chi lo indossa.

Il consiglio in generale è quello di non cadere nella tentazione di spendere pochissimo per acquistarlo, rischiando di avere un oggetto approssimativo, che finirebbe nel cassetto dopo pochi giorni di utilizzo. Meglio qualche euro in più per avere qualcosa che possa servire, oltre che essere gradevole da tenere al braccio.

Quali sono le ultimissime novità che ti hanno piacevolmente impressionato?

In realtà ce ne sono alcune, ma le cose migliori per conto mio devono ancora arrivare. Gli smartwatch devono ancora esprimere il loro potenziale e lo potranno fare quando saranno supportati da uno sviluppo tecnologico adeguato, con display concepiti per rendere il massimo in qualsiasi condizione di luce, batteria a lunga durata e ingombro e peso minore.

Diciamo che assistiamo a un miglioramento graduale e costante dei prodotti, ma la killer application ancora non c’è. Poi c’è da dire che sono uno che non si accontenta facilmente 🙂

Come ti tieni aggiornato su questo mondo a portata di polso?

Facendo molte ricerche e andando a scovare le novità, soprattutto tra i piccoli blog e siti di settore del mondo anglosassone, sempre molto attento a queste innovazioni.

Una sorgente sempre viva è quella del mondo del crowdfunding, dove in passato sono nate le migliori idee che adesso troviamo replicate su tanti prodotti dai brand blasonati.

In futuro credi che andremo verso una maggiore diffusione degli smartwatch?

Si, è inevitabile, ma l’orologio classico non sparirà (o almeno me lo auguro).

Sono convinto che, grazie soprattutto al volano generato da qualche grande azienda (sta capitando con Apple Watch), finiranno per fare definitivamente breccia nel cuore del grande pubblico.

Quale smartwatch stai indossando ora?

Alterno un Android Wear (Sony Smartwatch 3) e il mio amato Pebble Time che, in base alla mia visione delle cose, è LO smartwatch per eccellenza.

Meglio una smartband oggi o uno smartwatch domani?

È una questione di gusti e di esigenze. C’è anche da sottolineare un punto, molto importante.

Rispetto a un mercato come quello smartphone che si è andato molto ad appiattire (su poche piattaforme molto simili tra di loro), gli indossabili hanno un grande potenziale ancora da manifestare, grazie alla fantasia e alla libertà di espressione che permettono, a cavallo come sono tra il mondo della tecnologia e quello della moda.

Sono estensioni del nostro smartphone e non sono necessariamente legati a uno standard, casomai il contrario. Anche un piccolo produttore (esattamente come è successo a Pebble) potrà condizionare il mercato esattamente come un grande brand, cavalcando un’intuizione o un’idea vincente.

Cosa vedi nella tua sfera di cristallo? Lunga vita agli smartwatch o sciagure imminenti?

Lunga vita, assolutamente. Perché ci sarà sempre modo di progredire, accedere a tecnologie migliori e più performanti, e perché l’uomo per sua natura cerca modalità di espressione sempre diverse. Gli indossabili fanno chiaramente parte di questa epoca.

È una lunga corsa, lo dicevamo all’inizio.


Grazie di cuore a Stefano per la sua disponibilità!

Ricordati di condividere l’intervista se ti è piaciuta! Al prossimo mercoledì 😉


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